Osservazioni
sull’evoluzione del Fantasy, come genere letterario.
Le
origini
Il
regno delle fiabe è vasto, profondo, eminente e colmo di molte cose:
vi si trovano animali ed uccelli d’ogni genere; mari sconfinati e
stelle innumerevoli; bellezza che incanta e pericolo onnipresente;
gioia e dispiacere taglienti come spade. Un uomo può, forse,
ritenersi fortunato di avervi vagabondato, ma sono proprio la sua
ricchezza e la sua stranezza a legare la lingua di un viaggiatore che
volesse riferirle. E mentre egli si trova là, è pericoloso porre
troppe domande, perché i cancelli si potrebbero chiudere
all’improvviso, e perdersene le chiavi.
(da
Sulle
Fiabe,
J.R.R. Tolkien)
Tentare
di trovare un momento preciso nella storia dell’umanità per
collocare la nascita della
fantasia,
è un compito impossibile, almeno per il momento. Per certi versi,
quindi, le storie che l’uomo inventava per spiegare dei fenomeni
allora incomprensibili da un punto di vista scientifico, possono
essere considerate un primo embrione di quello che saranno poi i Miti
epico-religiosi, le Fiabe, e, arrivando sino ai nostri giorni, i
racconti Fantasy. Se la mitologia delle civiltà mediterranee ha
fatto da base per lo sviluppo del genere letterario del Fantasy, le
leggende dei Vichinghi e delle popolazioni Celtiche, hanno senza
dubbio avuto l’influenza maggiore sulle storie che appartengono a
questo genere letterario.
La
mitologia nordica ci è giunta principalmente grazie ad uno scrittore
islandese del 1200, Snorri
Sturluson,
che raccolse nell’Edda
le leggende ed i miti che erano stati la base della cultura vichinga,
traducendole dal Norreno
(antica
lingua
germanica).
Come la maggior parte delle mitologie, quella dell’Edda
riguarda soprattutto divinità, eroi e l’eterna lotta tra bene e
male.
Sebbene
la fantasia
sia un valore appartenente all’umanità sin dai primordi dei tempi,
il Fantasy è un genere letterario relativamente recente, nato alla
fine dell’ottocento in seno alla cultura anglosassone. È un genere
di narrazione intermedio tra l’epico
e il fantastico,
i cui elementi principali sono il mito e la fiaba. A differenza della
narrativa
fantastica,
che usa scenari reali contaminandoli con eventi soprannaturali, il
Fantasy descrive mondi immaginari, completamente avulsi dal nostro.
Gli studiosi accettano come data di inizio del Fantasy moderno il
1895, anno in cui William
Morris
pubblicò il romanzo The
wood beyond the world
(Il bosco oltre il mondo).
In
Italia, il romanzo Fantasy viene identificato con alcuni suoi
filoni, più precisamente con quelli ambientati in mondi immaginari
(High
Fantasy)differenti
dal nostro, caratterizzati dall’uso della magia
(Sword and sorcery), abitati
di solito da eroi epici (Heroic
Fantasy).
Il
primo sottogenere denominato Sword
and sorcery
(spada e magia), deriva dai romanzi d’avventura come quelli di
Salgari
e di Verne,
assumendo la sua connotazione Fantasy, nella trasposizione dalle
riviste Pulp
Magazine,
pubblicate negli Stati Uniti fino agli anni cinquanta. Una delle
caratteristiche principali delle opere di questo filone, era la
presenza costante di eroi maschili, muscolosi e valorosi, che salvano
donne in pericolo, dopo avere affrontato eventi soprannaturali e
potenti magie.
L’altro
filone, l’Heroic
Fantasy
(Fantasy Eroico), prende l’avvio dalla letteratura di William
Morris,
esponente del neogotico.
Le
signore del fantasy
Benché
nel fantasy spicchino molti autori di sesso maschile, vi sono anche
molte donne che hanno contribuito a innalzare il livello e la
notorietà di questo genere di letteratura.
La
californiana Marion
Zimmer Bradley,
fa parte di un gruppo ristretto di autrici, che negli anni cinquanta,
hanno sviluppato nel genere Fantasy, un proprio stile inconfondibile,
contraddistinto anche da una raffinata introspezione psicologica,
riuscendo a valorizzare maggiormente la figura femminile all’interno
delle opere di tal genere.
La
Bradley ha operato un cambiamento di rotta nello speciale sottogenere
della Sword
and sorcery;
riuscendo ad integrare i ruoli dell’uomo e della donna.
L’affermazione
dell’uomo, come erculeo
eroe che aveva il compito di salvare il mondo, spesso, nel Fantasy
andava a discapito dell’uguaglianza dei ruoli e delle competenze
possedute dalle donne. Troppo spesso, gli autori concentravano tutta
la loro attenzione sull’uomo, relegando la donna al ruolo di
semplice damigella in pericolo, escludendola, in definitiva dalle
avventure dei protagonisti maschili. Marion
Zimmer Bradley,
mise in evidenza il bisogno di equiparare le due diverse identità
(il maschile e il femminile), non solo dal punto di vista
psicologico, ma soprattutto, per le abilità possedute. L’eroicità,
infatti, non è soltanto una prerogativa maschile, donata dalla forza
dei muscoli, ma è anche un diverso atteggiamento nei confronti del
pericolo. Di conseguenza la donna, vivendo estreme situazioni di
difficoltà, può mettere in luce il proprio valore che non proviene
dall’esibizione della forza fisica, ma, dalla capacità individuale
di reagire alle avversità.
[…]Le
Fanciulle Prescelte di queste storie, però, non aspettano un Eroe
che le salvi dal fato che le attende. Ciascuna di queste Fanciulle
Prescelte che ho deciso di presentarvi, affronta la cosa in modo
diverso ed ognuna di esse è un’eroina a pieno titolo. Credo che
sia questo il valore della narrativa eroica, e cioè che essa ci
obbliga a confrontarci con quanto di eroico c’è in noi stessi e ad
affrontare i nostri incubi e l’immagine che ci siamo costruiti di
noi stessi. Non credo che questa esigenza sia limitata ai soli uomini
o alle sole donne. Storie che si occupano solo di faccende maschili
sono storie a metà, come lo sono quelle che parlano solo di faccende
femminili: sono entrambe solo la metà della verità umana. In ognuno
di noi c’è il maschile ed il femminile, e credo che sia gli uomini
che le donne possano leggere queste storie e trovare sia il bene che
il male che c’è in ognuno di noi. Il valore non ha razza, né
colore, né sesso. Il fatto che io abbia scelto racconti che
riguardano soprattutto le donne è una questione di preferenza
personale, non un pregiudizio. Il fatto che abbia scelto storie che
parlano sia di uomini che di donne, e scritte inoltre sia da uomini
che da donne è, spero, un segno dei tempi ed una prospettiva per il
futuro della narrativa eroica.
(Tratto
dall’antologia, a cura di Marion
Zimmer Bradley,
Storie
fantastiche di spada e magia,
editrice Nord.)
Il
bene e il male, diceva la Bradley, non appartengono solo all’uomo o
solo alla donna, fanno parte dell’umanità, senza distinzione di
sesso. Siamo parte di un Tutto
in cui non c’è spazio per le differenze o per la disuguaglianza
delle parti, l’uomo e la donna possono coesistere nella letteratura
Fantasy, come nella vita reale, senza prevaricazione alcuna.
Marion
Zimmer Bradley,
caposcuola riconosciuta della Heroic
Fantasy,
ha scritto numerosi successi, ma in Italia si è affermata con Le
nebbie di Avalon
e La
torcia.
Katharine
Kerr è
anch’essa americana, di San Francisco, che è una delle città
statunitensi più rivolte all’europeismo.
La scelta di vivere in questo luogo, è in linea col fervido
interesse che la Kerr ha da sempre dimostrato per la cultura europea,
in particolar modo per la religione e la cultura dei Celti. Lo
studio approfondito e puntiglioso della religione druidica
e della mitologia celtica, ha ispirato l’autrice ad operare nei
suoi romanzi una scrupolosissima ricostruzione storica, amalgamandola
all’invenzione fantastica, unendo, con armonia d’intenti, la
fantasia allo studio dei personaggi e ai loro sentimenti.
La
figura del druido
(la casta sacerdotale dei celti), è stata da sempre molto difficile
da inquadrare, poiché per la sua spiccata fluidità, incarna la
mediazione tra il volgo (il popolo) e la sfera divina. Il druido,
infatti, era vate e oracolo, mago e tessitore di incantesimi. Tra gli
studiosi della religione druidica vi sono state, a tal proposito,
diverse controversie, scaturite dall’impossibilità di definire,
con precisione, tale figura nell’ambito della cultura celtica.
Imprecisione, tra l’altro, apportata dalla divergenza delle fonti,
che costringe a unire testimonianze di origine romana – da Cesare a
Strabone –, con altre legate al mondo irlandese; di questa
enigmaticità del druido,
la Kerr ha dimostrato di esserne ben consapevole, delineando in
maniera opportuna i suoi personaggi del ciclo di Devery,
che inizia con La
lama dei druidi.
L’innovazione che la Kerr ha apportato nel Fantasy, è proprio la
coniugazione di una vicenda fantastica con il quotidiano
storico/religioso del mondo celtico.
Alla
luce di queste brevi considerazioni, posso sicuramente affermare che
Katharine
Kerr,
è un’autrice dotata, non solo di un talento narrativo di rara
solidità culturale, ma anche di grande sensibilità che conferisce
alle sue opere un inconfondibile pathos
femminile, nobilitando i personaggi e donando ai suoi lettori pagine
cariche di sentimenti veri e toccanti.
Dopo
la breve trattazione su queste due autrici contemporanee, che ho
preferito a tante altre per un mio gusto personale, voglio solo
aggiungere che il Fantasy, come genere letterario, non ha solo lo
scopo di divertire; infatti, anche le invenzioni più fantasiose si
concentrano intorno ai temi fondamentali della nostra esistenza.
Marion
Zimmer Bradley
– equiparando le donne agli uomini – e Katharine
Kerr
– mischiando la storia e la cultura europea all’invenzione
fantastica – hanno operato una profonda saldatura tra il mondo
della fantasia e quello dei problemi reali e sociali della nostra
era.
Chiara
Taormina